DON ANTONIO MANA

  

La mostra raccontata dai bambini di classe 5°

Agli alunni di classe 5° è stato affidato l'importante compito di occuparsi della figura di Don Mana, parroco di Maddalene per diversi anni e riconosciuto ora come "Giusto tra le nazioni".

A loro il compito di raccontarvi la sua storia attraverso la raccolta di notizie, immagini e un'intervista al nipote, Nino, residente a Maddalene.

 

Negli stessi anni in cui Anne si nascondeva nell’alloggio segreto, in tutt'altra parte dell’Europa, in Italia, a Fossano in frazione Maddalene, un umile sacerdote don Antonio Mana, nel silenzio operava grandi gesta. E per questo oggi è tra le persone che hanno ricevuto il riconoscimento di "Giusto tra le nazioni".

L'intervista a Nino Mana

Dopo aver letto alcuni articoli su don Mana, la classe 5° ha realizzato un’intervista al nipote. I bambini sono stati molto contenti di intervistare una persona del luogo, per molti conosciuta sotto altri aspetti. Hanno posto molteplici domande, preventivamente preparate, che hanno soddisfatto tutte le loro curiosità. La spiegazione è stata molto interessante, coinvolgente ed esauriente.

Dopo l’intervista, seguendo la regola delle 5 W (in inglese: who, what, where, when e why), abbiamo sottolineato con colori diversi la documentazione e gli articoli lasciati da Nino Mana. La classe è stata divisa in tre gruppi che hanno elaborato una ricerca costruita seguendo i punti-chiave di una struttura di riferimento preparata dall’insegnante.

Questo lavoro interdisciplinare ha coinvolto le seguenti materie: storia per l’argomento trattato, italiano per la produzione scritta, informatica per l'elaborazione al computer della ricerca e arte per la realizzazione del ritratto di don Mana.

L'argomento ha sensibilizzato i bambini sul tema della Shoah e ha permesso loro di conoscere le gesta di carità cristiana e fraterna di un eroe dei nostri tempi e dei nostri luoghi di cui, qualcuno, aveva sentito parlare dai propri nonni.

  

DON ANTONIO MANA

Genola 1902 - Maddalene 1970

"GIUSTO TRA LE NAZIONI"

Chi salva una vita è come se salvasse il mondo intero"

 

Don Antonio Mana

-24/02/1902 nasce a Genola;

-2/06/ 1928 viene ordinato sacerdote;

-dal 1935 al 1970 fu parroco della parrocchia di  Maddalene.

INTERVISTA A NINO MANA (nipote di Don Mana)

Maddalene, 3 dicembre 2016

Il 3 dicembre è venuto nella nostra scuola Nino Mana, il nipote di don Antonio Mana, a cui abbiamo  fatto un'intervista.

Le famiglie storiche della comunità di Maddalene e tutte le persone che lo hanno conosciuto, conservano un caro ricordo di don Antonio Mana, pievano per 35 anni; tutti lo ricordano per la sua non comune carica umana, per il suo cuore grande.

Ha condiviso un pezzo di storia della nostra piccola comunità lasciando in ogni famiglia un segno profondo della sua azione pastorale, ma sopratutto intessendo un legame personale con ciascuno dei parrocchiani affidati alle sue cure.

Don Antonio Mana è ricordato anche per il coraggioso aiuto prestato ad una famiglia di ebrei profughi ed appartenenti al popolo e alla religione ebraica. I coniugi Mahler di Vienna erano scappati dalle guardie tedesche seguendo il corso del fiume Stura ed erano arrivati fino a Murazzo alla ricerca di un tetto accogliente, inoltre la signora Mahler era anche in dolce attesa.

Ad aprire quella porta fu il pievano che diventerà il loro salvatore, consapevole che avrebbe pagato con

la vita questo suo atto di carità, li accolse e li alloggiò. Però la canonica diventò presto un posto non sicuro. Allora il pievano cercò per la coppia, che nel frattempo era stata allietata dalla nascita del loro piccolo George, una casa isolata in aperta campagna. Da quel giorno fino alla fine della guerra, provvide loro di un po' di cibo necessario per il bambino. Dopo il 25 aprile 1945 la guerra finì, i coniugi Mahler e il piccolo George ritornarono a Vienna. Arrivati in patria, tramite lettere, chiesero a don Mana una testimonianza scritta che attestasse le sofferenze e i disagi da essi subiti. Tale dichiarazione avrebbe consentito loro di ricevere un'indennità dal governo tedesco.

Don Mana non ha mai parlato a nessuno di questo gesto di carità che doveva  restare nel segreto di pastore e di padre. Una bella pagina di storia passata, nascosta alla maggior parte della gente, che però oggi può diventare occasione di riflessione, esempio, stimolo e incoraggiamento per ciascuno di noi. La famiglia di don Antonio Mana ha ricevuto recentemente il riconoscimento per le sue gesta: una medaglia, un certificato d'onore e il privilegio di vedere il proprio nome inciso sulla stele d'onore nel Giardino dei giusti presso lo “Yad Vaschem” a Gerusalemme.

Gli alunni della cl 5^ della scuola primaria di  Maddalene      

  

Tratto dall'intervista che Don Mana rilasciò alla Fedeltà il 28 aprile 1965, in cui per la prima volta parlò dei fatti successi durante la guerra.

 I fatti in breve... Il mattino del 12 settembre 1943 arrivarono qui a Maddalene coppie di ebrei, l’una di origine austriaca e l’altra polacca. Quelle povere creature arrivavano dalla Francia. Erano stati trasportati a Parigi in vagoni-bestiame, sigillati. Allo sbandamento dell’8 settembre erano discesi con i soldati italiani a Borgo San Dalmazzo e di qui, nella stessa sera, attraverso i campi e i boschi, erano arrivati a Maddalene. Durante la loro permanenza vivevano con l’aiuto del sottoscritto.

Nel mese di novembre del ’43, una sera, arrivarono qui otto partigiani, sfiniti e affamati. In casa canonica erano alloggiati i tedeschi. Per combinazione quella sera erano miei ospiti anche i quattro ebrei. Allora rinchiusi questi ultimi nella camera dei forestieri, feci salire i partigiani nel solaio della chiesa e portai loro dei viveri e delle coperte e per tutta la notte, per paura che succedesse un disastro, rimasi appollaiato su una scala a pioli. Al mattino convinsi i partigiani ad andarsene alla chetichella sulle rive di Stura. I tedeschi invece rimasero in canonica  due mesi.

Dopo il 25 aprile, giorno della Liberazione, i Malher si misero in relazione con la Croce Rossa Internazionale che provvide a farli rimpatriare.

 Miracolo di Natale... Tra i tedeschi c’era uno che suonava magnificamente il violino, la signora Malher era un’organista di valore e così nelle feste solenni di Natale a Maddalene c’era un’ebrea che suonava l’organo, un tedesco che suonava il violino e il parroco che cantava le nenie pastorali.  

Don Antonio Mana

Da una lettera dei coniugi Mahler a don Mana - 1961

Reverendissimo Signor Parroco,

….noi siamo arrivati a Maddalene di Fossano alla fine del settembre 1943 dopo aver attraversato le Alpi a piedi, cadendo tra le mani dei Tedeschi già in Italia, a Borgo San Dalmazzo. Poi siamo fuggiti da lì per le campagne, nascondendoci ogni momento in altri luoghi, mendicando presso qualche casa il cibo, fino ad arrivare finalmente alla sua porta; e lei era il primo e l’unico in Italia che ci invitò subito a mangiare con lei in famiglia e ci nascose nella sua casa e ci offrì la sua camera! E questo era soltanto il principio dei benefici che lei ha fatto per noi. Queste sono cose che non si possono dimenticare per tutta la vita, al contrario, ci pensiamo sovente col cuore commosso e profondamente riconoscente...

  

Il ricordo del figlio George

Ricordo che i miei genitori mi avevano sempre parlato con grande amore e gratitudine di don Antonio Mana, il nostro benefattore, colui che aveva salvato le nostre vite. I miei genitori sono stati in contatto con lui per molti anni dopo la guerra quando vivevamo in Austria. Don Mana è stato un uomo senza paura, gentile e pieno di amore per il prossimo. Sono estremamente felice che ora venga finalmente riconosciuto come “Giusto tra le Nazioni”. Con gran rischio per la sua vita, don Mana nascose me e i miei genitori e questo ha reso possibile la nostra sopravvivenza.

Che cos'è lo Yad Vashem.

È l'Ente nazionale per la Memoria della Shoah di Israele, istituito per documentare e tramandare la storia del popolo ebraico durante la Shoah e preservare la memoria di ognuna delle sei milioni di vittime, nonché per ricordare e celebrare i non ebrei di diverse nazioni che rischiarono le loro vite per aiutare gli ebrei durante la Shoah e certificati fino al 1º gennaio 2016 in circa 26.120 persone. È situato sul versante occidentale del "Monte della Memoria" della foresta di Gerusalemme, a 804 metri s.l.m. Dopo il Muro del Pianto, il Memoriale dell'Olocausto e degli eroi, il principale museo dedicato al ricordo dell'Olocausto nel mondo, è il secondo sito turistico più visitato di Israele con oltre due milioni di visitatori l'anno.

Il Giardino dei giusti celebra e commemora con un luogo fisico e con un nome, coloro che  rischiarono la vita per salvare gli ebrei durante l'Olocausto. Istituito nel 1962, è stato il primo Giardino dei Giusti nel mondo. Nel Giardino e nelle immediate adiacenze ad esso, vennero piantati alberi «simbolo di rinnovamento della vita» dedicati ai "Giusti" e precisamente un albero per ogni singolo "Giusto" con una targa contenente nome e cognome del celebrato. Con il tempo, e con l'identificazione di migliaia di altri "Giusti", i dati relativi ai celebrati sono stati scritti sulle "Pareti d'Onore" del Giardino, ovvero su pareti composte da centinaia di pietre su cui sono affisse grandi tabelle con gli elenchi dei nomi di tutti i "Giusti" fino ad oggi identificati.